Max Tosi

Let Me Ride (Max Tosi 2008)

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     Chi ama il lato beatnik di Stephen Bishop, i dischi di James Taylor -sopra tutti quelli antecedenti Flag- le magistrali melodie dei Beatles, le morbide atmosfere acustiche del Liv Taylor di Ink non può fare a meno di ascoltare Let Me Ride. Non rimarrà deluso.
Max Tosi, cremonese di origine, milanese per molto tempo ma sardo d’adozione (dopo undici anni di residenza a Sassari), sembra appena uscito dalle porte del Troubadour, sottobraccio i nastri del suo live-act, in qualche tiepida sera mid-seventiees. Let Me Ride infatti, anche se disco di studio, ha il calore e la spontaneità di un confidenziale set acustico registrato presa diretta in un piccolo club. Emozioni impagabili per chi è cresciuto a pane e Mud Slide Slim o per coloro che per decenni hanno sognato di viaggiare sotto il sole californiano verso San Buenaventura, sulla Fwy 101.
Passione sincera, amore per la ballad, cura artigiana e strumentazione sobria, con lievi interventi di archi e ottoni. Dieci composizioni originali, dieci istantanee dalle sfumature soffuse che –pregi e difetti- paiono immagini colte da una vecchia Polaroid. Nessun bluff, solo il fragile, ineffabile fascino delle sensazioni quotidiane, storie minime raccontate con il garbo di un segno a volte quasi naive.
La canzone d’apertura “I have to make the time” è, in buona sostanza, una sintesi esemplare del discorso musicale di Max Tosi. Palpabile intensità emotiva stemperata nel tipico mood del songwriting californiano anni ’70 di scuola tayloriana, senza tuttavia penalizzare una riconoscibile impronta personale. Si susseguono così “Give me the way”,“I’ve been waitin' for a long time” e la title track “Let me ride” dove discreti interventi strumentali e delicati arrangiamenti d’archi accentuano la componente melodica. Particolarmente convincente l'utilizzo del Fender Rhodes nelle armonizzazioni, con gli accordi appoggiati sulla linea melodica secondo la splendida tradizione dei vari Craig Doerge, Clarence McDonald, Steven Goldstein. Davvero gradevoli anche “Let me down on you”, “Freedom land” e “Late in the night” che sottolineano ancora la vena intimista -anche se mai marcatamente introversa- del lavoro. Una nota particolare per “Someone has come” (inclusa come bonus track), ballad piano-voce di delicata fattura interpretata dalla vocalist Barbara Sanna, che conferma la grande sensibilità dell’autore.
Stia alla larga chi è alla ricerca di effetti speciali, incisioni epicuree o turnisti stile GRP;  da queste parti il menu offre ritagli ingialliti, sensazioni perdute e qualche frutto dal sapore forse un po' acerbo ma, assolutamente naturale. (Franco Fusilli)

Producer: Massimiliano Tosi

Musicians:
Guitars: Max Tosi, Giuseppe Loriga
Programming and keyboards: Paolo Poddighe
Acustic and electric piano: Mario Carta
Bass: Massimo Canu
Trumpet Giovanni Sanna Passino
Cello: Giuseppe Fadda
Sax soprano: Luca Lanza
Fiddle: Alessandra Cocco
Vocals on "Someone has come": Barbara Sanna

Tracks:
   
1. I have to make the time
    2. Give me the way
    3. Grey man
    4. I've been waitin' for a long time
    5. Let me ride
    6. Let me down on you
    7. Freedom land
    8. Late in the night
    9. Cab driver's lullaby
   10. Someone has come